Number 2 - 30.05.2025
WELCOME
by Cristiana CONTARDI
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Care colleghe e cari colleghi, è un piacere darvi il benvenuto al secondo numero di DIS@Time. Questa newsletter non offre solo aggiornamenti e comunicazioni, ma rappresenta anche un’occasione per valorizzare le persone che ogni giorno lavorano e supportano le nostre attività. In particolare, desideriamo riconoscere il contributo fondamentale dei nostri team amministrativi e tecnici, il cui lavoro è essenziale per rendere possibile la ricerca, la didattica e il funzionamento quotidiano del Dipartimento. Il nostro Team Amministrativo è composto da quattro unità specializzate che collaborano strettamente per garantire che tutto funzioni al meglio. In particolare:
Parimenti fondamentale è il nostro Team dei Servizi Tecnici, composto da professionisti con competenze diversificate, che forniscono supporto diretto a laboratori e gruppi di ricerca. Dalla manutenzione delle attrezzature alla preparazione degli esperimenti, dalla supervisione della sicurezza al supporto informatico e alla logistica, il lavoro dell’unità tecnica assicura che gli ambienti scientifici e di ufficio funzionino in modo efficace e sicuro. In questo numero, vorrei anche condividere qualcosa su di me. Ho una formazione scientifica, con una laurea in Chimica Industriale e un Dottorato in dispositivi optoelettronici. Ho lavorato per nove anni nel settore privato in ambito Ricerca & Sviluppo, per poi approdare in ambito accademico, supportando le attività progettuali di un gruppo di ricerca al DiSAT. Proprio in quel periodo ho avuto modo di scoprire il lato amministrativo della ricerca e ho compreso quanto i mondi scientifico e amministrativo siano in realtà strettamente interconnessi. Parlano spesso linguaggi diversi, ma entrambi sono essenziali e complementari per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Questa consapevolezza mi ha spinto a candidarmi per il mio attuale ruolo, nel quale cerco di rafforzare collaborazione e comunicazione tra queste due sfere distinte ma profondamente interdipendenti, mettendo a frutto le competenze acquisite grazie al master in Project Management for Business Performance and Innovation. Facile? Prendersi un momento per guardare le cose dal punto di vista dell’altro può essere più difficile di quanto sembri — ma anche davvero illuminante… Nei prossimi numeri, entreremo più nel dettaglio delle attività di ciascun Team, con un focus sui loro ruoli e compiti. Restate aggiornati e non esitate a contattarci per domande o suggerimenti. Buona lettura! Cristiana Responsabile Amministrativa di Dipartimento – DiSAT |
Activities of the Life&Welfare Commission
by Enrica VERNE'
Un ambiente di lavoro sereno favorisce la motivazione, la concentrazione e il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici, portando a migliori risultati e ad un clima interno più sano. Questo concetto è applicabile a qualunque ambiente lavorativo e per ogni tipo di occupazione. Per questo motivo il DISAT ha istituito la Commissione Life&Welfare. La Commissione ha iniziato le sue attività nel 2024, con l’obiettivo di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale nel Dipartimento, il senso di community tra il personale che ne fa parte e di fare da ponte con analoghi servizi disponibili in Ateneo. La Commissione ha pensato ad un primo intervento di carattere generale realizzando delle schede infografiche sulle procedure gestionali per portare ad un approccio più lineare verso i tanti servizi amministrativi che sono a disposizione del personale del dipartimento. Ma il benessere passa anche da un ambiente di lavoro adeguato e “piacevole” e allora la commissione ha partecipato alla riqualificazione di spazi comuni come può essere il riammodernamento di un salottino per la pausa caffè. Attualmente con la collaborazione del prof. Cristian Campagnaro (DAD) e degli studenti dei corsi di Architettura e Design (triennale) che hanno accolto la sperimentazione didattica, stiamo seguendo un complesso progetto di riconversione della ex biblioteca dipartimentale in un luogo accogliente, sotto l’attenta supervisione della dr.ssa Paola Lerario (PROGES). Sono nate proposte molto interessanti sia dal punto di vista funzionale, che dei materiali, che della fruibilità. Non vediamo l’ora di vedere quale progetto avrà la fortuna di poter essere realizzato!
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Questo ricco 2025 ci ha visti impegnati anche sul fronte di creare iniziative di formazione non convenzionale: è nato a maggio un mini corso esperienziale sulla gestione del tempo, dal titolo “IMPROACTION - Il Bianconiglio” (12-28 maggio). Il corso è organizzato dalla Associazione Quinta Tinta APS, composta da formatori certificati professionisti del teatro d’improvvisazione che vorrebbero evitare che il personale DiSAT si trasformasse in tanti bianconigli costantemente impegnati a dichiarare “E’ tardi, è tardi, è tardi…”. |
Le iniziative della Commissione non finiscono qui! Abbiamo in cantiere attività ludico-sportive che a partire dal mese di giugno metteranno alla prova le abilità sportive e “competitive” del DiSAT. Con l’autunno invece abbiamo intenzione di occuparci di salute, organizzando sessioni con i fondamentali di Primo Soccorso (grazie ad un progetto con la Croce Rossa Italiana) ed uno spazio dedicato a pratiche di Mindfulness. A presto per i dettagli, troverete tutti gli appuntamenti calendarizzati di volta in volta nelle vostre agende personali! |
Discover LyoLab – The Freeze-Drying Laboratory at DiSAT
by Fiora ARTUSIO
Il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia (DISAT) del Politecnico di Torino ospita il LyoLab, un laboratorio altamente specializzato dedicato alla liofilizzazione e allo studio dei processi di essiccamento per materiali sensibili. Situato all'interno dell’area di Ingegneria Chimica, il LyoLab è un punto di riferimento per la ricerca applicata in ambiti strategici come l’industria farmaceutica, alimentare e biotecnologica. Liofilizzazione: una tecnologia chiave in più settori La liofilizzazione è un processo di essiccamento che consente di rimuovere l’acqua da un materiale attraverso la sublimazione, preservando così la struttura, l’efficacia e le proprietà funzionali del prodotto. Le sue applicazioni sono molteplici:
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Il laboratorio è dotato di strumentazione avanzata che consente lo studio approfondito dei meccanismi termici e di trasferimento di massa coinvolti nella liofilizzazione, oltre allo sviluppo e all’ottimizzazione di processi su scala di laboratorio e industriale. Le attività del LyoLab spaziano dalla caratterizzazione dei materiali alla modellazione dei processi, con un’attenzione particolare alla qualità del prodotto finale. Dalla molecola al farmaco: innovazione nei processi di formulazione e conservazione Le attività di ricerca del Lyolab in ambito farmaceutico includono:
Il LyoLab rappresenta anche un’opportunità formativa per studenti, dottorandi e ricercatori che vogliono approfondire le tecnologie di conservazione avanzate, partecipando attivamente a progetti di ricerca interdisciplinari e collaborazioni con partner accademici e industriali. Il LyoLab è inoltre promotore del 3rd PoliTO Student Contest on Drying and Freeze-Drying. L’evento è rivolto a team di studenti che vogliano mettersi in gioco per testare le proprie capacità di sviluppo di idee innovative in relazione a diverse challenge legate a problemi reali dell’industria nell’ambito dell’essiccamento e della liofilizzazione. Scopri di più sul laboratorio: https://www.disat.polito.it/it/il_dipartimento/strutture_interne/laboratori_interni/laboratori_area_ingegneria_chimica/laboratorio_liofilizzazione_lyolab
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WHAT A PHD!
Conosciamo i dottorandi dei corsi di dottorato DiSAT, mentre riflettono sul loro percorso tra la ricerca e la vita accademica.
Domiziano Doria Dottorando in Scienza e Tecnologia dei Materiali 38o ciclo |
Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori? Mi chiamo Domiziano Doria e sono dottorando nel gruppo CPC Lab. Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato? Mi occupo dell’analisi delle traiettorie di sistemi complessi, utilizzando strumentazione avanzata, calcolo ad alte prestazioni e descrittori robusti: rappresentazioni matematiche che catturano caratteristiche strutturali o dinamiche fondamentali. Il mio approccio va dalla scala macroscopica a quella atomistica, analizzando osservazioni video su scala reale o simulazioni di dinamica molecolare per svelare meccanismi nascosti, prevedere comportamenti e promuovere l’innovazione nelle scienze e nell’ingegneria. Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora? La parte più stimolante è esplorare tecniche e descrittori diversi per studiare sistemi differenti, scoprendo come risultati apparentemente in contrasto possano in realtà offrire visioni complementari che, insieme, conducono a una comprensione più profonda. Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato? È stato impegnativo risolvere le contraddizioni nei dati complessi, ma affronto queste sfide usando metodi di analisi diversi, come il confronto tra descrittori o l’integrazione di dati sperimentali. Così, le incongruenze non vengono scartate come errori, ma diventano spunti per rivelare dinamiche più sottili e ampliare la comprensione del sistema. Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT? La curiosità verso i fenomeni complessi e la libertà di esplorare nuovi metodi mi hanno motivato. Ho visto nel dottorato l’opportunità di approfondire, innovare e contribuire concretamente alla conoscenza scientifica. Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione o consiglio per i futuri dottorandi? Qualche aneddoto memorabile? Rimanete flessibili e aperti a intuizioni inaspettate. Abbracciate l’interdisciplinarietà, mantenete una comunicazione chiara con il vostro supervisore e documentate tutto con attenzione. E soprattutto, ricordate che anche i piccoli progressi contano nel lungo periodo. Celebrate i successi e non lasciatevi abbattere dalle difficoltà: spesso, dietro agli ostacoli più grandi si celano le scoperte più significative. Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi? Sto ancora valutando le opzioni, tra la possibilità di proseguire in ambito accademico e le opportunità nel settore industriale. |
Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori? Mi chiamo Najeebullah Channa, sono un dottorando in Scienza e Tecnologia dei Materiali (38° ciclo) e lavoro nel gruppo Surf-Chem, presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia (DiSAT). Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato? Il mio progetto di dottorato si intitola “Fotocatalizzatori innovativi per sfruttare la luce solare”. La mia ricerca è focalizzata sull’applicazione fotocatalitica di nuovi nanocompositi a base di biossido di titanio (TiO₂) accoppiati a quantum dots (QDs), e TiO₂ drogato con ferro, con l’obiettivo di sfruttare la luce solare. Mi occupo di due principali tematiche ambientali: (i) la riduzione della CO₂, legata al cambiamento climatico, e (ii) la rimozione di contaminanti emergenti dall’ambiente acquatico. Abbiamo sviluppato fotocatalizzatori innovativi in grado di convertire la CO₂ in prodotti di valore come CO, CH₄ e alcoli. Inoltre, abbiamo sintetizzato un fotocatalizzatore ecologico a base di TiO₂ drogato con ferro, utilizzato per la disinfezione di batteri patogeni comuni nell'acqua. Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora? Durante il mio percorso di dottorato, ciò che ho apprezzato di più è stata l’opportunità di immergermi profondamente nel tema della mia ricerca, scoprendo nuove intuizioni e contribuendo alla conoscenza esistente. Un altro aspetto che ho particolarmente apprezzato è stato il confronto con altri ricercatori e mentori, grazie al quale ho ricevuto preziosi feedback e partecipato a discussioni scientifiche arricchenti. Inoltre, sono orgoglioso di aver pubblicato articoli su riviste scientifiche prestigiose, il che ha migliorato le mie capacità di scrittura scientifica e mi ha aiutato a sviluppare un pensiero critico. Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato? Il successo non arriva mai facilmente. Credo che questo percorso sia pieno di sfide: la più grande è stata la complessità del mio argomento di ricerca, che ha richiesto molto tempo per la revisione della letteratura e per ottimizzare i protocolli sperimentali. Ci sono stati momenti di frustrazione, soprattutto quando gli esperimenti non davano i risultati attesi. Tuttavia, ho avuto il supporto dei miei supervisori, sempre pronti ad aiutarmi e motivarmi. Ogni ostacolo è stato un'opportunità di crescita personale e professionale. Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT? Per me il dottorato è un percorso di sviluppo personale e professionale. Durante i miei studi universitari e magistrali ho partecipato a progetti nazionali e internazionali legati alla risoluzione di problemi ambientali. Queste esperienze mi hanno motivato a contribuire con ricerche di qualità in un campo che mi appassiona, come la riduzione della CO₂ e la depurazione delle acque. Ho scelto il DiSAT perché il tema di ricerca proposto era perfettamente in linea con i miei interessi, e per l’elevata competenza dei miei supervisori nel settore. Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione, consiglio per i futuri dottorandi o aneddoto da condividere? Il dottorato è stato un’esperienza trasformativa, fatta di sfide e traguardi. Ho affrontato esperimenti falliti e rifiuti da parte delle riviste scientifiche, ma ogni fallimento mi ha insegnato a mantenere una mentalità orientata alla crescita. Ai futuri dottorandi consiglio di gestire bene il tempo, prendersi cura di sé, costruire una rete di supporto con mentori e colleghi, e festeggiare ogni piccolo successo. Non preoccupatevi degli ostacoli: spesso custodiscono le scoperte più importanti. Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi? Durante il dottorato ho approfondito le mie competenze nella ricerca su problematiche ambientali di grande rilevanza. Vorrei continuare a contribuire con soluzioni concrete in questo ambito, magari entrando nel mondo accademico come ricercatore, per sviluppare nuove tecnologie volte a risolvere le sfide ambientali. |
Najeebullah Channa Dottorando in Scienza e Tecnologia dei Materiali 38o ciclo |
Fulvia Cravero Dottoranda in Scienza e Tecnologia dei Materiali 38o ciclo |
Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori? Mi chiamo Fulvia Cravero e lavoro nel gruppo All-Polymer. Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato? Il mio progetto di ricerca si concentra sullo studio delle relazioni tra i parametri di processo, la microstruttura e le proprietà finali nella produzione di materiali a base polimerica. In particolare, analizzo la strutturazione morfologica di matrici termoplastiche di poliolefine e poliammidi tramite processi di melt blending come l’estrusione bivite e lo stampaggio a iniezione. Gli effetti dei diversi parametri di processo vengono valutati tramite software di modellazione che offrono informazioni sulle sollecitazioni termo-meccaniche subite dal materiale durante la lavorazione. Questi dati vengono poi correlati con i risultati delle caratterizzazioni termiche, reologiche, meccaniche e spettroscopiche dei materiali trattati. Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora? Durante il dottorato, ho trovato entusiasmante affrontare continuamente nuove sfide e approfondire le mie conoscenze attraverso esperimenti e studi. Ho apprezzato molto collaborare con persone provenienti da tutto il mondo, un’esperienza che ha arricchito il mio percorso sia personale che scientifico. Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato? La sfida più grande è gestire la frustrazione quando gli esperimenti non vanno come previsto. Serve molta pazienza, resilienza e la capacità di adattarsi costantemente per andare avanti e trovare soluzioni efficaci. Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT? Avevo già svolto la mia tesi magistrale al DiSAT e vivere in prima persona un ambiente così stimolante, sia dal punto di vista scientifico che umano, mi ha convinta a proseguire qui il mio percorso accademico. Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione, consiglio per i futuri dottorandi o aneddoto da condividere? A chi sta pensando di intraprendere un dottorato al DiSAT, consiglio di non avere paura di mettersi alla prova, anche quando gli ostacoli sembrano grandi. Ogni difficoltà è un’opportunità per crescere, imparare e raggiungere risultati che inizialmente possono sembrare lontani. Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi? Non ho ancora preso una decisione. |
Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori? Mi chiamo Biagio Ciccone e lavoro presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-STEMS) di Napoli. Il mio gruppo di ricerca si occupa della valorizzazione di biomasse e rifiuti attraverso processi termochimici (pirolisi, gassificazione, liquefazione, combustione). Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato? La mia ricerca di dottorato si concentra sulla pirolisi catalitica di biomassa derivata da noccioli d’oliva e di poliolefine, con l’obiettivo di valorizzare materiali di scarto. Il lavoro è principalmente sperimentale e condotto con un Reattore fluidizzato a getto (Spouted-bed reactor). L’obiettivo è trasformare questi flussi di rifiuti in composti chimici di valore, promuovendo un approccio più sostenibile al riciclo dei rifiuti e al recupero energetico. La ricerca contribuisce allo sviluppo di tecnologie ecocompatibili per la circolarità delle risorse, soprattutto nel contesto dei residui bio-based e plastici. Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora? Mi è piaciuto in particolare il lavoro sperimentale pratico in laboratorio e la sfida di tradurre processi complessi in risultati concreti. Vedere i rifiuti trasformarsi in composti utili grazie al mio lavoro è stato profondamente gratificante. Ho anche apprezzato l’ambiente collaborativo e l’opportunità di lavorare su un tema di ricerca con un impatto ambientale reale. Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato? Una delle principali difficoltà è stata gestire l’imprevedibilità del lavoro sperimentale, soprattutto lavorando con materiali di scarto non omogenei. Problemi con le attrezzature e lunghe fasi di risoluzione guasti fanno parte del processo, e imparare a rimanere resilienti e orientati alla soluzione è stata una lezione fondamentale. Anche la gestione del tempo tra lavoro in laboratorio, analisi dei dati e scrittura è stata una sfida costante. Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT? Sono sempre stato affascinato dalla ricerca applicata, soprattutto quando si interseca con la sostenibilità ambientale. Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione, consiglio per i futuri dottorandi o aneddoto da condividere? Una cosa che ho imparato è che la perseveranza conta spesso più della perfezione. Il mio consiglio ai nuovi dottorandi è di accettare l’incertezza della ricerca, restare curiosi e costruirsi una rete di pari. Un momento memorabile? Probabilmente il primo esperimento riuscito con il reattore, dopo settimane di tentativi falliti. Un risultato semplice, ma che è sembrato una grande vittoria. Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi? Sto attualmente valutando opportunità sia nel mondo accademico che in quello industriale, in particolare in ambiti legati all’ingegneria di processo sostenibile e alla valorizzazione dei rifiuti. Il mio obiettivo è continuare a lavorare nella ricerca applicata, coniugando innovazione scientifica e impatto reale. |
Biagio Ciccone Dottorando in Materiali, Processi Sostenibili E Sistemi Per La Transizione 38o ciclo |
Visite tecniche nell'industria del Food e del Biotech
by Tonia TOMMASI
Il corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica con specializzazione Alimentare e Biotecnologica prevede visite organizzate presso impianti produttivi, offrendo agli studenti l'opportunità di approfondire la conoscenza dei diversi assetti impiantistici utilizzati nella produzione agroalimentare. Queste visite sono particolarmente utili per comprendere meglio il funzionamento e lo scopo di apparecchiature chiave come miscelatori, separatori e scambiatori di calore. Durante il secondo semestre, sono state organizzate diverse visite tecniche nell'ambito del corso Processi e Tecnologie dell’Industria Alimentare (Laurea Magistrale, curriculum alimentare-biotecnologico), tra cui:
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Nell’ambito del corso Fondamenti di Impianti Biochimici (Laurea Magistrale, curriculum alimentare-biotecnologico), alcune visite si sono svolte presso:
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Sempre all’interno di questo corso, è stata accolta con grande entusiasmo da studenti, ricercatori e docenti del DiSAT la lezione tematica dell’ing. Eligio Martini, Presidente di Bio On. L’intervento si è concentrato sui biopolimeri e ha illustrato la realizzazione di un impianto industriale su larga scala unico nel panorama europeo. |
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Nell’ambito del corso a scelta Principi di Biotecnologie Farmaceutiche, gli studenti hanno avuto inoltre l’opportunità di visitare aziende leader nel settore delle biotecnologie farmaceutiche. Le visite guidate hanno incluso:
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Queste visite hanno offerto agli studenti un prezioso contatto diretto con ambienti produttivi del settore farmaceutico, fornendo esempi concreti di applicazione dei principi biotecnologici nella pratica industriale. Infine, per il corso Sostenibilità nell’Industria Chimica (curriculum Sustainable Processes and Products in the Chemical Industry), gli studenti hanno visitato gli impianti produttivi di bioplastiche biodegradabili e compostabili presso Novamont, a Novara. |
Incontri internazionali per Didattica e Ricerca al DiSAT
by Stefania SPECCHIA & Marco PIUMETTI
Il 20 maggio 2025, il DiSAT ha accolto un gruppo di studenti della Iowa State University (Ames, Iowa, USA), in visita a Torino per un programma di Short Mobility della durata di tre settimane. Il gruppo era accompagnato dalla coordinatrice del programma, Dr. Shannon Miner, e dai professori Leslie A. Potter e Arka P. Ghosh. Oltre a frequentare alcune lezioni, gli studenti americani parteciperanno a visite industriali e culturali in città e prenderanno parte ad attività di scambio con gli studenti del Politecnico in partenza per l’ISU nel semestre autunnale. Nelle foto, due momenti del Welcome Day in Aula Denina, dove il gruppo è stato salutato dalla Dr.ssa Chiara Rubiano (Internazionalizzazione, Cooperazione, Alleanze e Mobilità), dal Dr. Vincenzo D’Alessandro (Studenti e Didattica) e dalla Prof.ssa Stefania Specchia (coordinatrice Erasmus per Ingegneria Chimica). |
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Il 22 e 23 maggio 2025, il DiSAT ha avuto il piacere di ospitare una delegazione dell’Università Jagellonica di Cracovia, rappresentata dal Prof. Andrzej Adamski e dal Dr. Piotr Legutko, esperti del gruppo di Catalisi Ambientale. La mattina del 22 maggio, il Dr. Legutko ha tenuto un seminario dal titolo “Alkali-based Catalysts for Soot Combustion”, che ha suscitato grande interesse e aperto un dialogo scientifico sui temi attuali della sostenibilità ambientale. La visita è proseguita il 23 maggio con un incontro dedicato all’esplorazione di possibili collaborazioni future. Tra i temi discussi: progetti europei congiunti, programmi di mobilità per studenti e ricercatori, e la possibilità di definire un accordo bilaterale tra i due atenei. L’iniziativa ha rappresentato un prezioso momento di scambio e ha gettato le basi per future sinergie nell’ambito della ricerca sulla catalisi e sulla sostenibilità. |
Habemus Logum
by Chiara RICCI
Che sia un nome sotto un Cavallino Rampante o una mela morsicata, una bandiera a cinque cerchi o una firma su un castello delle fiabe il LOGO (o Logotipo) è, per definizione, ciò che, trattato con elementi grafici caratterizzanti che non ne impediscono la leggibilità, caratterizza un’azienda o un prodotto, o in senso stretto la versione grafica del nome del brand. In altri termini ci si riferisce a quella parola, scritta e raffigurata sempre in modo identico a se stessa, che potremmo definire “il nome del Brand“. Fermo restando quanto sopra, in linea generale, quando si parla di Marchio, esso dovrebbe comporsi di almeno questi tre elementi:
Ma non parliamo solo di grafica. È molto di piu’. Nel tempo, per i consumatori, il Marchio o il Logo sono diventati un simbolo di appartenenza, di riconoscimento, di distinzione. A ben considerare, il concetto di logo non è una invenzione del mondo moderno, ma già l’araldica dell’Europa medievale, come sistema di assegnazione di significato e status sociale ad elementi di design, nasceva con il preciso scopo di rendere identificabile e riconoscibile una data famiglia. E soprattutto di distinguerla dalle altre. Frank Mason Robinson progetta nel 1885 il logo di una nota bevanda alla caffeina americana e per molti qui inizia l'era moderna del design del logo. Tra il 1910 e il 1913, i loghi commerciali diventano molto comuni negli Stati Uniti e in Europa e nel 1914 Pierre de Coubertin progetta la bandiera olimpica: il logo non è più solo appannaggio del mondo commerciale e industriale. Il mondo della moda gioca con i loghi, li rende, a volte, elemento centrale della creazione stilistica, li estremizza in dimensioni, colori, ripetizioni con l’obiettivo di una immediata riconoscibilità e per creare nel consumatore un senso di appartenenza ad una comunità che in quel simbolo si riconosce. E anche in ambito universitario gli studenti diventano comunità attorno ad un logo. Ogni Università utilizza il proprio sistema di identificazione visiva, di cui il logo è parte essenziale e in molte istituzioni educative il design scelto ha un simbolismo nascosto associato alla storia dell’Università o della città di appartenenza. Le vicende del Sigillo del Politecnico iniziano solo nel 1952 e il racconto delle tappe fondamentali della sua storia si può trovare sul sito internet del Museo Archivio Politecnico (www2.polito.it/ strutture/cemed/museovirtuale). I Dipartimenti del Politecnico hanno sentito nel tempo la necessità di progettare un’immagine grafica che li rendesse riconoscibili ed identificabili. E il DiSAT è stato fra questi con la progettazione nel 2012 di un logo specifico attraverso un processo di elaborazione complesso. La grafica creata, nata dalla collaborazione tra l’allora Direttore prof. Guido Saracco e l’area comunicazione di Ateneo si concentrava su tre orbite rappresentanti le tre anime principali del DiSAT: CHIMICA, FISICA e MATERIALI colorate secondo quelli che erano i colori corrispondenti alle tinteggiature delle rispettive aree dipartimentali e che, riferite ad un nucleo (il puntino della i), richiamavano le orbite degli elettroni. Con il passare del tempo è emersa però l’esigenza di avviare un progetto di restyling o di rebranding, come si dice in questi casi, teso sempre a valorizzare le “anime” del Dipartimento, le loro differenze e interazioni, ma, se possibile, in una chiave più moderna e adatta agli attuali utilizzi della comunicazione. Dopo un lungo “contest” nella riunione del Consiglio di Dipartimento del 19 maggio ha riscosso la maggioranza dei voti la proposta formulata dall’ufficio Grafica di Ateneo. Fondamentalmente un semplice restyling del “vecchio” logo, una modifica del lettering attraverso l’utilizzo di un carattere più tondeggiante e in linea con il logo di Ateneo, una palette meno satura per gli orbitali e qualche rimodulazione degli aspetti grafici per rendere il logo più moderno. Questo è il nostro segno distintivo e con questo nuovo progetto, il DiSAT rinnova la propria identità visiva, proiettandosi verso il futuro nel segno dell’innovazione e della continuità. |
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