Numero 6 - 30.09.2025

Formare i professionisti della transizione sostenibile e dell’Industria 4.0

by Milena Salvo

Care colleghe e cari colleghi,

è un piacere darvi il benvenuto al sesto numero di DIS@Time.

Dall’ottobre 2021 sono referente dei Corsi di Laurea Triennale in Ingegneria dei Materiali e Magistrale in Ingegneria dei Materiali per l’Industria 4.0, raccogliendo il testimone da Daniele Ugues, da cui ho avuto modo di imparare moltissimo.

Negli ultimi anni, grazie al supporto e alla dedizione di tanti colleghi, il nostro corso di laurea magistrale non solo ha cambiato nome, ma si è arricchito di contenuti e approcci didattici innovativi e ha rafforzato la dimensione internazionale. Abbiamo accolto studenti da quasi tutto il mondo, favorendo lo scambio di esperienze e culture. L’obiettivo è chiaro: formare professionisti capaci di affrontare con consapevolezza le sfide della transizione sostenibile e della quarta rivoluzione industriale, in cui l’innovazione nel campo dei materiali è uno dei pilastri fondamentali.

Questo impegno si arricchisce con l’Erasmus Mundus Joint Master meta4.0 (https://www.master-meta4-0.eu/), che ha recentemente celebrato la laurea dei primi 24 laureati: una nuova generazione di esperti pronta a guidare il futuro della manifattura 4.0.

Accanto alla didattica, un ruolo centrale è svolto dal Gruppo AQ, che assicura la qualità e promuove il miglioramento continuo, e dalla Commissione Orientamento, un gruppo vivace di giovani ricercatori ed esperti colleghi che sperimentano sempre nuove forme di comunicazione – come la recente partecipazione alla Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori. Ci auguriamo che sempre più giovani possano lasciarsi incuriosire da questa appassionante disciplina!

Un contributo prezioso è offerto da Chiara e Alessandro, la nostra “super segreteria didattica DiSAT”: il loro supporto, fatto di disponibilità e attenzione quotidiana, è una risorsa fondamentale tanto per i docenti quanto per chi studia.

Buona lettura a tutti.

Etica e sostenibilità: la bussola dei nostri progetti di ricerca

by Nunzio Russo

La Commissione Integrità nella Ricerca del Dipartimento ha il compito di esprimere un parere che garantisce la coerenza dei progetti con gli standard etici definiti dal Politecnico di Torino e dal Dipartimento. Promuoviamo una cultura di integrità vigilando sulla sicurezza, la salute e il benessere delle persone, sulla protezione ambientale e sullo sviluppo sostenibile (minimizzando l'impatto industriale e l’impiego di animali) e sull'uso esclusivamente pacifico della scienza e della tecnologia, ripudiando applicazioni belliche o distruttive. Esortiamo i ricercatori ad adottare un approccio proattivo, interfacciandosi con la Commissione per una valutazione preliminare (ex ante). Questo passaggio è cruciale per ricevere orientamenti e identificare tempestivamente le criticità prima della stesura formale del progetto o della sua sottomissione.

L'Ufficio Acquisti, anello di congiunzione tra obiettivi della ricerca e realtà

By Chiara Novarino

L'innovazione e la ricerca sono il cuore pulsante del Dipartimento, e mentre docenti e ricercatori si dedicano alla scoperta di nuove frontiere, l'Ufficio Acquisti lavora dietro le quinte per tradurre le loro esigenze in strumenti concreti. Il suo ruolo è fondamentale: funge da punto nevralgico che collega il ciclo attivo dei progetti, dove arrivano i finanziamenti, con il ciclo passivo, dove i fondi vengono spesi in modo strategico ed efficace.

L’obiettivo è quello di trasformare le risorse economiche in realtà tangibile: attrezzature scientifiche semplici e complesse, materiale di consumo, servizi, dispositivi di protezione individuale e collettivi e tutto ciò che occorre concretamente a portare avanti le ricerche.

Procedure e competenze: un lavoro di precisione

L’attività quotidiana dell'Ufficio Acquisti è un vero e proprio esercizio di equilibrio tra normativa, economicità e praticità.

Ogni richiesta di acquisto ricevuta avvia un processo meticoloso, che va ben oltre la semplice emissione di un ordine.

Le attività principali dell’ufficio includono:

  • Verifica e accantonamento contabile: ogni richiesta di acquisto (RdA) viene analizzata per comprenderne la motivazione e la fattibilità, con un immediato accantonamento contabile sui progetti di imputazione;
  • Scelta della procedura di acquisto: dalla determinazione del canale di acquisto più adeguato fino all'acquisizione del Codice Identificativo Gara (CIG);
  • Gestione della documentazione: predisposizione di tutta la documentazione amministrativa necessaria, compresa quella specifica per i progetti finanziati dal PNRR, assicurandosi che ogni dettaglio sia conforme alle normative;
  • Controlli e redazione atti: controllo della completezza della documentazione presentata dall'operatore economico aggiudicatario e redazione di documenti chiave quali la determina di aggiudicazione; 
  • Emissione ordini e monitoraggio: emissione dell’ordine e monitoraggio dei contratti nel tempo, gestendo anche eventuali atti integrativi.

Questo lavoro richiede un aggiornamento costante sulle complesse normative, rendendo l'ufficio preparato sia dal punto di vista giuridico che abile nella gestione economica e nella redazione di scritture contabili.

Un alleato digitale: GAD

Per semplificare e ottimizzare questo flusso di lavoro, da gennaio 2025 è stato introdotto un nuovo applicativo: GAD (Gestione Acquisti Dipartimentali).Grazie a questo strumento, le/i richiedenti possono caricare le Richieste di Acquisto (RdA) e monitorarne lo stato in tempo reale.

Razionalizzazione degli acquisti: più efficienza per tutti

Oltre a gestire la quotidianità, l'Ufficio Acquisti è impegnato in un processo di razionalizzazione per rendere le procedure più efficienti. L’obiettivo è raggruppare il più possibile gli acquisti per categoria merceologica, ottimizzando tempi e risorse.

A tal proposito, l’ufficio gestisce alcune convenzioni che coprono diverse esigenze del Dipartimento, come quelle per la vetreria e i gas compressi. Inoltre, si sta lavorando per l'attivazione di un accordo quadro per i reagenti, un contratto di grande importo che, una volta operativo, faciliterà e velocizzerà gli acquisti per la ricerca.

L'obiettivo per il futuro è quello di aumentare i contratti a misura, che rappresentano un enorme vantaggio sia per gli Uffici che per chi riceve il servizio (docenti e ricercatori), snellendo la burocrazia e permettendo a tutti di concentrarsi su ciò che conta davvero: la ricerca scientifica.

Grazie a questa sinergia, l'Ufficio Acquisti è un partner fondamentale per il Dipartimento, trasformando le esigenze operative in opportunità per migliorare l'efficienza e supportare la qualità della ricerca.

Vuoi saperne di più?

Per dettagli su procedure, modulistica e convenzioni attive consultare QUESTO LINK.

NUOVI INGRESSI

Incontriamo le persone che entrano a far parte del Dipartimento e che porteranno entusiasmo, ricerca e innvoazione!

Me e piccola me: un’intervista per presentarmi

By Dafne Cimino

Quando mi è stato proposto di presentarmi, ho pensato che la cosa migliore fosse chiedere a una bambina di 9 anni di aiutarmi. Il foglio bianco riesce ancora a disorientarmi, nonostante i diversi scritti prodotti negli anni -dalle prime bozze a mano con l'inchiostro della stilo sulle dita al mezzo digitale- tra cui anche il progetto che mi ha portato qui, con voi. Le ho chiesto di immaginare la situazione e di chiedermi che cosa avrebbe voluto sapere di me. Ecco l'intervista.

Quanti anni hai?

Sono nata nel 1986, così occorre un piccolo calcolo per la risposta.

Che lavoro fai?

Sono una ricercatrice, per essere precisi una heritage scientist. Mi spiace usare l'anglicismo, ma il Ministero della Cultura ha scelto una definizione più lunga e articolata, troppo. In breve, sono una scienziata dell'arte che si è poi specializzata in materiali polimerici impiegati da artisti e restauratori. Il progetto di dottorato si è focalizzato su un prodotto, il BEVA 371, largamente impiegato come adesivo e consolidante nel trattamento di dipinti e non solo. Da allora non ho mai smesso di occuparmene, seguendone lo studio e contribuendo, come membro di comitati tecnico-scientifici, allo sviluppo di una nuova formulazione, sul mercato proprio da questi giorni. 

Inoltre, sono vicepresidente dell'Associazione Nazionale degli Esperti di Diagnostica e di Scienze e Tecnologie Applicate ai Beni Culturali che rappresenta la mia professione.

Ora che sei ricercatrice che cosa ricercherai?

Per i prossimi tre anni lavorerò sul progetto "COME-IN!" concentrandomi sullo studio di nuove formulazioni consolidanti per dipinti tradizionali (tempera e olio su tela e tavola), con la possibilità di estendere le applicazioni anche su opere contemporanee, che presentano caratteristiche diverse per composizione ed estetica poiché, di solito, hanno finiture più opache. Se tutelare un'opera d'arte significa proteggerla dal deterioramento dovuto al tempo, restaurarla implica rispettarne non solo la matericità, ma anche l'intenzione estetica dell'artista.

La ricerca si articolerà in tre fasi: definizione delle caratteristiche che deve avere un buon consolidante e caratterizzazione delle formulazioni maggiormente impiegate oggi, studio di sistemi pittorici attraverso opere d'antiquariato, studio di un kit consolidante in forma solida corredato da un "ricettario".

Perché in laboratorio cucini?

Non proprio. È come quando vuoi ottenere una sfumatura con gli acquarelli: a seconda di quanto blu e giallo mescoli, otterrai verdi diversi. Qui, al posto dei colori, dosiamo dei polimeri: in base alle quantità relative otterremo soluzioni consolidanti utili a rispondere a diverse esigenze dei restauratori.

Volevi fare questo da grande?

Sì e mi considero fortunata per il mio percorso. Ci sono stati anni di precariato, qualche batosta (poche, e per questo mi ritengo fortunata), ma anche molte soddisfazioni. E non capita a tutti di accarezzare con mano (guantata!) uno dei maggior capolavori dell'arte tardo rinascimentale italiana: la pala dell'Assunta di Tiziano!

Hai ancora sogni?

Certo! Arrivare qui è un altro sogno che si realizza e ogni volta che un traguardo diventa concreto è il momento di immaginarne un altro. Il prossimo quindi? Analizzare un Caravaggio e, perché no, vincere un ERC!

Per DIS@Time Lorenza P., ovvero mia figlia, a cui -con l'esempio- auguro di poter realizzare i suoi sogni .

Da Los Alamos al Politecnico

by Agnese Marcato

Sono Agnese Marcato, nuova ricercatrice (RTD-A) presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia (DiSAT). Rientro al dipartimento dopo un periodo di postdoc al Los Alamos National Laboratory (New Mexico, Stati Uniti). Ho studiato ingegneria chimica al Politecnico di Torino, dove ho anche conseguito il dottorato di ricerca in ingegneria chimica. La mia attività di ricerca riguarda la modellazione computazionale, con particolare attenzione alla fluidodinamica

computazionale (CFD) e al machine learning applicati a sistemi di interesse per l’ingegneria chimica, come filtri, reattori, e batterie.

Durante il mio postdoc a Los Alamos ho sviluppato nuovi modelli e applicazioni in ambiti avanzati, tra cui la generazione di immagini tramite modelli di diffusione, foundation models per la frattura dei materiali, e modelli basati su transformer per la predizione di campi a partire da segnali di sensori.

WHAT A PHD!

Conosciamo i dottorandi dei corsi di dottorato DiSAT, mentre riflettono sul loro percorso tra la ricerca e la vita accademica.

Luca Passarella

PhD in Fisica 39th ciclo

Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori?

Mi chiamo Luca Passarella, del gruppo FUNDINT (Physics of Fundamental Interactions) - Nuclear and Subnuclear Fundamental Physics

Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato?

La mia ricerca si basa sulla costruzione di un modello in grado di fornire un’equazione di stato per la materia nucleare in condizioni estreme, cioè ad alte temperature e densità. Un tale modello deve essere in grado di descrivere la transizione di fase della materia da quando i quark, le particelle fondamentali della materia, sono liberi, a quando si combinano per formare altre particelle, come protoni e neutroni. Modelli teorici di questo tipo possono essere utilizzati in astrofisica delle alte energie e in cosmologia. Ad esempio, l’equazione di stato ottenuta può servire per studiare la struttura di oggetti compatti come stelle di neutroni o stelle di quark.

Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora?
Al momento, le cose che apprezzo di più del mio dottorato sono innanzitutto la possibilità di studiare in dettaglio aspetti della fisica che ho sempre trovato affascinanti. In secondo luogo, l’opportunità di viaggiare per conferenze e scuole di dottorato per incontrare esperti del settore e nuove persone con cui collaborare.

Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato?
Le difficoltà che ho affrontato durante il mio dottorato, ma che fanno parte in generale della ricerca, sono la frustrazione che si prova a volte quando ci si blocca su un punto senza sapere quale sia la soluzione. Fare ricerca significa studiare aspetti nuovi che non sono ancora stati affrontati da nessuno e quindi non esiste un percorso già tracciato: può essere frustrante rimanere bloccati senza sapere quale direzione prendere.

Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT?
La ragione principale per cui ho deciso di fare un dottorato è che ho sempre amato la fisica ed è sempre stato il mio desiderio approfondirla ulteriormente e dare il mio contributo alla ricerca. Il Politecnico è un’ottima scelta perché qui vengono studiati da molto tempo i temi che mi affascinano, cioè la fisica nucleare e le stelle di neutroni.

Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione o consiglio per i futuri dottorandi? Qualche aneddoto memorabile?

Il consiglio che darei è di non scoraggiarsi quando i risultati della ricerca tardano ad arrivare e sembra di non fare progressi. Nel mio caso, ci sono voluti mesi solo per capire come affrontare un problema. Un altro consiglio è di cercare di conoscere quante più persone possibili durante il dottorato, sia all’interno del dipartimento che a conferenze e scuole.

Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi?

Essendo ancora al secondo anno, non ho ancora deciso esattamente quali saranno i miei prossimi passi, ma al momento sono molto determinato a continuare la carriera accademica e la ricerca.

Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori?

Jessica – POLYMAT

Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato?

Sviluppo di materiali ottenuti tramite electrospinning con proprietà ottiche specifiche (alta emissività termica e bassa assorbimento della radiazione solare) per applicazioni di raffreddamento radiativo passivo diurno.

Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora?

Essere circondata da persone di talento, con background diversi sia personali che accademici. Questo mi ha permesso di crescere come persona e come professionista, di ampliare la mia cultura generale e sono felice di poter chiamare i miei colleghi anche amici.

Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT?

Il mio interesse per la scienza e il desiderio di trovare soluzioni alle cose anche quando sembrano impossibili (cosa che capita molto spesso in laboratorio). Al DiSAT ho trovato un ambiente molto stimolante per crescere e ottimi modelli di riferimento che mi hanno ispirata a seguire questo percorso.

Jessica Alexandra Talamo Ruiz

PhD in Scienza e Tecnologica dei materiali 39° ciclo

Ciao, come ti chiami e in quale gruppo di ricerca lavori?

Sono Andrea Muscatello e lavoro nel gruppo di elettrochimica del DiSAT. La mia attività è supervisionata dai professori Federico Bella e Serena Esposito.

Puoi descrivere brevemente la tua ricerca di dottorato?

La mia ricerca è principalmente focalizzata sulla sintesi di catalizzatori a base di ossidi o ossidi misti. Inoltre, sto studiando la sintesi di strutture innovative come i metal-organic frameworks (MOFs) e i metal-organic gels (MOGs), con l’obiettivo di sviluppare nuovi catalizzatori con proprietà uniche. Questi materiali vengono anche impiegati come precursori di ossidi, con lo scopo di ottenere prodotti dalle caratteristiche mirate per le specifiche reazioni catalitiche per cui sono progettati.

Cosa ti ha entusiasmato di più del tuo lavoro di dottorato finora?

Ciò che mi entusiasma di più della mia ricerca è la sua natura multidisciplinare. La catalisi, infatti, trova applicazione oggi in moltissimi ambiti, il che mi permette di osservare da vicino diversi aspetti della scienza. Questo mi consente di sviluppare competenze non solo nella sintesi e caratterizzazione di sostanze specifiche, ma anche in un insieme variegato di abilità che saranno molto utili al termine del mio percorso. Come detto, la catalisi è un campo in cui l’interdisciplinarità è essenziale: ciò mi dà l’opportunità di confrontarmi con ricercatori che lavorano su tematiche molto diverse dalle mie, fornendomi una prospettiva più ampia e completa sul mio lavoro.

Quali difficoltà hai incontrato durante il dottorato?

Indubbiamente, il percorso di dottorato non è semplice, poiché le attività di ricerca sono sempre accompagnate da responsabilità legate allo studio. Poiché il carico di lavoro può variare ed essere a tratti molto impegnativo, è fondamentale padroneggiare l’arte della gestione del tempo per affrontare ogni compito in modo efficace. Una delle sfide che ho dovuto affrontare è stata imparare a organizzare il mio tempo in maniera efficiente, così da bilanciare le attività di ricerca con l’apprendimento necessario a portare a termine tutte le attività connesse al dottorato, acquisendo al contempo le competenze richieste per diventare un ricercatore qualificato.

Cosa ti ha spinto a iniziare un dottorato, e perché proprio al DiSAT?

La motivazione a intraprendere questo percorso di studi nasce dalla mia profonda passione per la ricerca scientifica sui materiali funzionali. In particolare, il mio interesse si concentra sullo sviluppo e l’ottimizzazione di catalizzatori per processi chimici sostenibili, un campo che ritengo cruciale per affrontare le sfide energetiche e ambientali del nostro tempo. Durante la mia laurea in Ingegneria dei Materiali al Politecnico di Torino, ho avuto l’opportunità di approfondire vari aspetti legati ai materiali e alle loro applicazioni in catalisi. In particolare, nella mia tesi ho lavorato su strategie di sintesi per ottenere catalizzatori nanostrutturati. Ho condotto un’intensa attività di laboratorio dedicata alla preparazione di sistemi a base di ossidi misti, confrontando diversi approcci sintetici e valutando le differenze nelle loro proprietà chimico- fisiche. In particolare, ho preparato sistemi a base di ossido di cerio con il metodo della precipitazione in micelle inverse e con il metodo sol-gel. I materiali ottenuti sono stati testati nella reazione di idrogenazione della CO₂ in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno. Sono particolarmente interessato a linee di ricerca legate all’innovazione nella sintesi di nuovi materiali catalitici e alla loro ottimizzazione per applicazioni sostenibili. Tra queste, apprezzo in modo particolare le applicazioni della catalisi in settori emergenti come l’elettrocatalisi per la produzione di prodotti a valore aggiunto o l’integrazione nei sistemi di batterie a conversione. Queste tecnologie saranno al centro della transizione ecologica, e le possibilità di innovazione in questi ambiti sono molto ampie. Credo che il dottorato in Scienza e Tecnologia dei Materiali al DiSAT rappresenti l’ambiente ideale per approfondire le mie conoscenze sulla chimica dei materiali per applicazioni catalitiche e per contribuire in modo significativo alla ricerca su nuovi sistemi catalitici per la conversione e l’accumulo di energia.

Guardando al tuo percorso, hai qualche riflessione o consiglio per i futuri dottorandi? Qualche aneddoto memorabile?
Avendo intrapreso da poco questo percorso, non ho ancora aneddoti significativi o consigli particolari da condividere, se non sottolineare l’importanza di sfruttare l’esperienza di dottorato per entrare in contatto con il maggior numero possibile di professionisti del proprio settore di interesse. Confrontarsi con persone provenienti da background diversi permette infatti uno scambio di idee e l’opportunità di affrontare i propri temi di ricerca da prospettive alternative. A mio avviso, questo approccio non solo migliora la qualità del proprio lavoro, ma contribuisce anche allo sviluppo di solide capacità di lavoro in team. Inoltre, il dialogo con persone che propongono punti di vista o metodologie differenti è sempre intellettualmente stimolante e arricchente.

Hai già deciso i tuoi prossimi passi professionali? Vuoi condividerli con noi?
Non ho ancora una visione chiara, ma sono certo di voler continuare a lavorare nella ricerca.

La prima coorte di meta4.0 discute con successo le tesi di laurea magistrale

By Aurelie Brayet - Chiara Ricci

Con grande orgoglio ed emozione, annunciamo che la prima coorte dell’Erasmus Mundus Joint Master meta4.0 ha discusso con successo le proprie tesi di laurea magistrale.

Dopo una giornata interamente dedicata alle discussioni di tesi, durante le quali i membri della commissione hanno ascoltato, posto domande e fornito preziosi consigli, gli studenti della prima coorte, insieme a colleghi della terza e ad alcuni della seconda, hanno festeggiato con una visita a LA BOULE OBUT, scoprendo l’azienda e cimentandosi in una partita amichevole di pétanque.

La giornata, ricca di emozioni e traguardi, si è conclusa con una cerimonia finale in cui gli studenti della prima coorte sono stati celebrati e calorosamente applauditi da partecipanti, docenti, famiglie e amici.

Durante la cerimonia, i neolaureati hanno avuto anche l’onore di ascoltare i discorsi ispiratori di Sylvie Mira Bonnardel

(Direttrice di Centrale Lyon ENISE), Laurence Bussiere (Région Auvergne-Rhône-Alpes) e Christophe Faverjon (Saint-Étienne Métropole), che ringraziamo sentitamente per le loro parole di incoraggiamento e sostegno.

Un ringraziamento speciale va a:

  • I membri della commissione per la loro dedizione e impegno: Alexey Sova, Franci Pušavec, Daniele Ugues, N. Peter Østbø, Raphaël Lorain, Milena Salvo, Cédric Bosch, Steffen Brier, Cédric Courbon, Alessandro Zago, Philippe Bertrand, Damjan Klobcar, Marco Sangermano, Matthias Rehm, Rachid M'Saoubi, Fred Valiorgue, Massimo Messori.
  • I coordinatori locali dell’Erasmus Mundus Joint Master meta4.0 per il loro costante supporto ed entusiasmo.
  • OBUT per l’accoglienza calorosa e impeccabile, e per quell’attenzione in più che dimostra come la regione di Saint-Étienne sappia valorizzare i talenti con autentico calore umano.

Congratulazioni a tutti i nostri studenti: ci rendete orgogliosi!

Accanto ai festeggiamenti, alcuni dei nostri laureati hanno condiviso qualche riga sulla loro avventura, raccontando impressioni ed esperienze e offrendo uno sguardo ai progetti futuri.

FOLCO PEREGO

Credo di parlare a nome della maggior parte dei miei colleghi quando dico che l’esperienza è stata estremamente positiva. Il Dipartimento DiSAT del Politecnico, insieme alle altre istituzioni coinvolte nel programma, offre un’incredibile gamma di opportunità che consentono agli studenti di personalizzare il proprio percorso accademico, crescendo al tempo stesso sia professionalmente che socialmente. La varietà di esperienze offerte – che fossero accademiche, culturali o culinarie (sì, a volte scegliere tra boeuf bourguignon, pasta o fårikål è stata la parte più difficile) – ha davvero arricchito il nostro percorso. Personalmente, sono grato ed entusiasta di poter continuare su questa strada proseguendo gli studi con un dottorato presso l’École Polytechnique Fédérale de Lausanne.

CLINTON IKECHUKWU

Quando ci ripenso, mi sembra quasi surreale quanto velocemente sia passato questo percorso. Ricordo quel giorno: indossavo la tuta da ingegnere, con il casco e gli scarponi di sicurezza allacciati, seduto in un furgone lungo la Sapele Road, nello Stato di Delta, Nigeria, diretto al sito di perforazione, quando sul telefono è comparsa la mail di congratulazioni. È stato l’inizio di qualcosa di audace e nuovo: diventare parte della prima coorte del programma Meta 4.0.

Quando sono arrivato in Francia, è stato molto più di un semplice programma. Ricordo nitidamente di essere stato accolto da una comunità di menti brillanti, prospettive diverse e sfide condivise. In quel periodo c’era un’ondata di caldo a Saint-Étienne, e ho ben presenti le lunghe passeggiate serali con nuove amicizie, colleghi e legami appena nati. All’inizio le lezioni erano leggere, ma col tempo si sono fatte più intense. Poi è arrivato il Politecnico di Torino, una scuola prestigiosa, piena di vita e di internazionalità, che portava con sé sapori e insegnamenti propri. Mi piace pensare che l’intero percorso sia stato tanto fatto di persone quanto di idee.

L’ingegneria è stata analizzata da una lente francese, così come da una italiana e una tedesca. Questa prospettiva multilivello ha creato una comprensione originale delle cose, mostrando come la cultura plasmi la disciplina dell’ingegneria.

Per quanto riguarda il futuro, naturalmente, prevale un forte senso di gratitudine. Innanzitutto, una sensazione di soddisfazione che si trasforma in entusiasmo per ciò che verrà. Oggi è un nuovo inizio, e mi piace pensare che il programma Meta 4.0 mi abbia formato come un laureato capace, intraprendente e pronto ad affrontare le sfide dell’industria.